Lezione di mafia

Mercoledì 15 gennaio 2020 la nostra scuola ha avuto il piacere di accogliere ed ospitare la presidentessa della fondazione Giuseppe Fava, Francesca Andreozzi e Christian Petrina, avvocato penale ed esperto di diritto delle pubbliche amministrazioni appartenente al miur. La fondazione, dal 2002, si occupa di raccogliere le opere del giornalista Giuseppe Fava per mantenere vivo il suo ricordo. Francesca Andreozzi, ci ha accolto con un interessantissimo video sull’ultima “Lezione di Mafia” tenuta da G. F. a Palazzolo Acreide (SR). Dopo aver tenuto il suo discorso e aver espresso le sue opinioni, ci ha svelato di essere la famosa nipotina che recitava al Teatro Stabile mentre il nonno veniva ucciso per mano della mafia! Durante l’incontro con la Fondazione molti di noi ragazzi, assetati di sapere, abbiamo avuto la possibilità di rivolgere svariate domande alla presidentessa ricevendo esaustive e dettagliate risposte, ricche di particolari; qualcuno ha dedicato una toccante poesia che Francesca Andreozzi ha letto e portato con sé. Per la grande attenzione e apertura ai giovani da sempre mostrata vogliamo ringraziare Fondazione Giuseppe Fava. Nasce a Palazzolo Acreide il 15 settembre 1925. Successivamente agli studi liceali, si trasferisce a Catania dove si laurea in giurisprudenza ma, alla professione di avvocato, preferisce la carriera da giornalista che inizia come cronista al Giornale del Sud. G.F. si dedica anche ad alcuni romanzi (tra cui “Prima che ti uccidano”, pubblicato dieci anni prima l’attentato), fonte di ispirazione per vari autori e per numerosi film. Nel 1980 la svolta: Fava è chiamato come direttore del giornale Sport Sud. Comincia a raccontare la Sicilia sotto tutti i punti di vista come nessuno aveva mai fatto prima. Racconta  dei rapporti con la mafia di uomini altolocati, costruttori, politici della nostra città senza filtri. Questa sua scelta non viene gradita da tutti; la reazione alle verità pericolose rappresentate da G.F. è istantanea: la rottura con il giornale, la censura, ed infine il licenziamento. Nonostante il suo licenziamento il giornalista fonda, con non poche difficoltà economiche, un proprio giornale mensile “I Siciliani” nel quale si fa circondare solo da giovani giornalisti. Qui inizia a pubblicare “l’impubblicabile”: nomi e fatti che la “Catania bene” non osava dire, nascondendosi dietro una facciata di benessere. Per molti, diviene un giornalista scomodo e nonostante tutto trova il coraggio di pronunciare quella “parola” che lo avrebbe condotto diritto alla morte. Non si ferma, infatti, nemmeno davanti alle minacce ed alla famosa cassa di champagne e ricotta che, nel linguaggio mafioso, indica la riduzione in poltiglia e il brindisi alla sua morte.… La sera del 5 gennaio del 1984 alle 21:30 Giuseppe Fava si trovò in via dello Stadio (CT) per andare a prendere la sua nipotina che recitava al Teatro Stabile di CT ma non ebbe il tempo; stava per scendere dalla sua auto ma fu colpito da 5 proiettili alla nuca e così, la sera del 5, su una Renault 5, con 5 colpi si spense la sua luce. La sua voce continua, oggi, a riecheggiare tra le parole dei ragazzi grazie proprio alla Fondazione Fava che promuove da sempre “l’educazione antimafia” della nostra bella SICILIA. Scritto da:Azzurra Mortillaro, Marie Anne Pizzoni, Letizia Cirino 3H