Il giorno del ricordo

Il Giorno del ricordo è una ricorrenza civile italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda i massacri degli italiani nelle foibe e l’esodo giuliano dalmata. Quello fra Italia e Jugoslavia è uno fra i più violenti, repressivi e tristi scontri della storia europea. Tutto accadde quando Tito cominciò, con spietata violenza, a reprimere gli Italiani che si erano insediati nelle zone dell’Istria. Tito, infatti, rivendicava quei territori, in quanto, affermava essere suoi. Oltre agli innumerevoli scontri pure molto sanguinosi fra flotte di eserciti, ci furono tantissimi massacri di italiani qualunque. Infatti, le truppe di Tito fucilavano qualunque italiano che trovavano nel loro cammino. Questo perché gli jugoslavi credevano che qualunque italiano fosse fascista. Il governo di Tito era un governo comunista che era perciò di natura contro a quello fascista. Oltre a questo, però, il vero motivo della rabbia contro i fascisti italiani era che essi avevano conquistato i territori dell’Istria facendo pure tante stragi, in ogni caso questa non può essere definita una giustificazione a quello fatto da Tito e dalle sue truppe in seguito. Per reazione a questa conquista e a queste stragi è allora iniziato lo sterminio nelle foibe. Tito pian piano riconquistò i territori di Fiume, Pola e dell’Istria in generale. Man mano che avanzava Tito faceva sterminio di questi italiani che, come detto prima, valutava tutti fascisti. Questi cadaveri venivano nascosti nelle foibe che erano grandi fossi di roccia calcarea erosa dalla pioggia che potevano raggiungere grandi profondità. Tutto questo dimostra ancora una volta che l’essere umano è in grado di fare cose così tanto cattive e violente che noi a volte non possiamo nemmeno immaginare. La maggior parte di questi italiani uccisi non erano fascisti bensì semplici abitanti del posto. Tito, a parer mio, non era un vero comunista. I fondamenti comunisti sono del tutto diversi. Non erano questi gli ideali di Karl Marx o Friedrich Engels. Questo sterminio, come del resto qualsiasi sterminio accaduto o che potrà accadere, non ha minimamente senso. Era del tutto comprensibile una riconquista dei territori persi. Le stragi di persone innocenti non sono però giustificabili. La storia fortunatamente ci insegna però a riflettere sull’accaduto e a non rifare le medesime cose. È infatti vero che di queste stragi non ne sentiamo più parlare. Ma è anche vero che in diversi paesi dittatoriali cose del genere continuano ad accadere. È vero sì che non si sente più parlare di questi stermini per puro scopo bellico. Ma una cosa a cui continuiamo ad assistere è l’imprigionamento o l’uccisione di oppositori politici nei paesi dittatoriali. In cosa si somigliano questi eventi con quello accaduto fra Jugoslavia e Italia? Tito, oltre ad uccidere i soldati nelle guerre, che purtroppo è cosa inevitabile per entrambe le fazioni, uccideva anche gli oppositori politici, che alla fine poi erano persone qualunque ma nemiche del suo regime. Basta pensare a cosa è accaduto in Russia a Aleksej Naval’nyj, oppositore politico di Putin. Prima di partire stava bevendo un tè che era stato precedentemente avvelenato, ovviamente da qualche scagnozzo di Putin. Un altro esempio può essere l’Egitto dove sono stati uccisi tantissimi oppositori politici dei dittatori che si sono susseguiti. Ma non solo, pensiamo a Giulio Regeni, che era li per studio ed è stato catturato e ucciso senza aver mai scritto niente contro il governo. Pensiamo a Patrick Zaki che fortunatamente è ancora vivo. È stato catturato mentre era li in vacanza per vedere i suoi genitori. Parlando più in generale, tutte le dittature sono ancora dittature forse peggio di quelle del passato. Per concludere, noi diciamo sempre che non bisogna ripetere gli errori del passato ma fin quando il mondo continuerà a subire, anche se in minima parte, un’influenza negativa, non potremmo mai raggiungere un livello di pace e di collaborazione vera tra i governi e le nazioni del mondo.

Articolo scritto da Omar Palmisano  classe 3A